L’Unione Europea ha aderito insieme a 195 paesi al quadro globale di Kunming-Montréal sulla biodiversità definito alla COP15, conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità in corso a Montréal.
Il quadro comprende obiettivi e traguardi da raggiungere a livello mondiale per proteggere e ripristinare la natura per le generazioni attuali e future, garantirne l’uso sostenibile e stimolare gli investimenti in un’economia mondiale verde. Insieme all’accordo di Parigi sul clima la volontà dichiarata è di condurre verso un mondo climaticamente neutro, rispettoso della natura e resiliente entro il 2050.
Oltre la metà del prodotto interno lordo (PIL) mondiale dipende dai servizi ecosistemici e il 70% delle persone più vulnerabili del mondo dipende direttamente dalle specie selvatiche.
L’accordo di Kunming-Montréal intende accelerare l’adozione di politiche in tutto il mondo e mobiliterà finanziamenti da tutte le fonti a beneficio della biodiversità, per un ammontare di 200 miliardi di dollari l’anno entro il 2030. Esso impegna la comunità mondiale a proteggere e ripristinare la natura e a rimuovere l’inquinamento attuando iniziative come quelle del Green Deal europeo, affinché le risorse naturali possano continuare a sostenere le società, le economie e le comunità nei decenni a venire.
Riguardo alla biodiversità si prevedono traguardi chiave mondiali volti a ripristinare il 30% degli ecosistemi degradati terrestri e marini nel mondo entro il 2030 e conservare e gestire il 30% delle aree terrestri, costiere, marine e delle acque interne entro il 2030.
Gli altri obiettivi sono: porre fine all’estinzione delle specie conosciute e ridurre di dieci volte entro il 2050 il rischio e il tasso di estinzione di tutte le specie, anche sconosciute; diminuire i rischi derivanti dai pesticidi di almeno il 50% entro il 2030; ridurre le perdite di nutrienti nell’ambiente di almeno il 50% entro il 2030; attenuare i rischi di inquinamento e gli effetti negativi dell’inquinamento da tutte le fonti entro il 2030, portandoli a livelli che non risultino dannosi per la biodiversità e le funzioni ecosistemiche.
È stato anche affrontato l’argomento della carbon footprint, l’impronta globale di carbonio che va ridimensionata entro il 2030, anche riducendo nettamente il consumo eccessivo e la produzione di rifiuti e dimezzando gli sprechi alimentari.
Il quadro globale spinge anche a gestire in modo sostenibile le superfici adibite all’agricoltura, all’acquacoltura, alla pesca e alla silvicoltura e dare grande slancio all’agroecologia e ad altre pratiche rispettose della biodiversità e ad affrontare i cambiamenti climatici attraverso soluzioni basate sulla natura.
Il tasso di introduzione e insediamento delle specie esotiche invasive va ridotto di almeno il 50% entro il 2030. Vanno garantiti l’uso e il commercio sicuri, legali e sostenibili delle specie selvatiche entro il 2030.
Ultimo pressante invito, quello di rendere più verdi gli spazi urbani.
Silvio Damiani